domenica 3 aprile 2011

Goerdelerring

Dall'ultima volta che ci sono passata é cambiato tanto. Questo angolo, anzi, questo arco del ring che circonda il centro di Lipsia é mutato col passare degli eventi. Oggi del palazzo che diede i natali a Wagner e che fu uno dei tanti orrendi edifici della Karstadt, non so perché ha sempre edifici terrificanti all'est, rimane sono una parete esterna, lasciata li in posizione eretta, scarnificata e segnata dal tempo e dallo smog, come se fosse un monito: Il ring cambia, ma qualcosa rimane. Hanno iniziato abbandonando i tre edifici, e sventrandoli del loro contenuto. Hanno poi ricoperto le facciate de tre in occasione dei mondiali del 2006 di tele enormi dei colori e disegni sgargianti dello stesso artista lipsiano che ha dipinto il Marriot. Finiti i mondiali a cadute le tele, hanno abbattuto gli edifici lentamente, uno per uno, mattone per mattone, smotando questo edifici LEGO della DDR, come un bambino che non trova piú attraente un gioco da lui costruito e lo smonta per rifarne uno piú bello. Nascerá un centro commerciale nuovo, quasi di fronte a quello che esiste giá della stazione centrale. La Karstadt invece, quella dove nacque Wagner, ha iniziato dapprima con le svendite, svuotando piani e reparti prima di merce e poi di personale. Per poco tempo é stata galleria d'arte, poi hanno iniziato a togliere le lastre d'acciaio che ricoprivano l'edificio. Oggi é rimasta quell'unica parete, di un edifcio antico, che doveva essere bello, elegante, imponente, cosí me lo immagino, e cosí si puó vedere in qualche foto antica della cittá.
Sotto la Karstadt ci passavo tutte le notti. Verso le 00:30 arrivavo da Nonnenstraße con il tram 1, poi dovevo cambiare a Goerdellering per il tram 12 o 4. Scendevo dal tram, scavalcavo le sbarre per passare da un binario all'altro e aspettavo il mio tram, che non sarebbe passato prima di un quarto d'ora. A volte il tram arrivava qualche minuto prima, in inverno con i vetri appannati, era una salvezza. In estate invece era bello guardarsi intorno, vedere la cittá ancora accesa, i ragazzi che aspettano il tram reduci da una festa (si fanno piú feste in estate?), i barboni che cercano qualche centesimo rovistando tra i rifiuti nella speranza di qualche bottiglia vuota, le biciclette passare con la gonne svolazzanti e i pantaloni arrotolati.
Di questa immagine non rimane che una parete e la fermata dei tram, sempre gli stessi anche questi ultimi, blu e gialli, come i colori della cittá. Nemmeno ci  io sono piú  ad aspettare il tram notturno che mi porta a casa. Non ci sono piú

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