mercoledì 27 aprile 2011

Quando scappa

Invidio le persone che hanno un collegamento diretto tra bocca e retto, non nel senso che sparano cazzate, ma che ció che ingeriscono, va dritto dritto nella tazza del cesso. Io invece alle cose che mangio ci tengo, fanno parte di me e rimangono con me per parecchio tempo, anche giorni se é il caso, cosa che succede spesso quando sono in vacanza in altre cittá. Che se manco 3 giorni, vabbé pazienza, ma se manco una settimana o piú so cazzi. è un blocco psicologico, in cessi estranei non riesco proprio, ma solo nel cessuccio di casa mia.
Salvo che....ho scoperto che mi viene di fare la cacca, solo e se sono all'interno di un centro commerciale di alto livello. Insomma alla standa non la farei, ma alla Rinascente di Milano forse si. E in effetti vantano mie visite sostanziose Harrods a Londra, Le bon Marché a Parigi e il Kadewe a Berlino. Il trucco é questo. Quando la panza sta per esplodere bevo a colazione un cappuccino o un latte maCCiato, dipende dove mi trovo, e poi mi faccio un giro per piani di un grande magazzino per ricchi. Tra un reparto e l'altro lo stomaco si agita e capisco che é ora di cercare un bagno. A Copenhagen é stato il caso dell'Illum, cosí anche in Danimarca ho lasciato qualcosa di mio. Zito mi accompagna sempre in queste sofferenze, che lui non puó condividere perché appartiene al genere di cui sopra, in pratica mangia e va subito in bagno, tanto vale mangiare seduto sulla tazza del cesso, e insieme a me cerca e trova il miglior grande magazzino ove poter espletare, mi accompagna fino alla porta del bagno (che si trova sempre all'ultimo piano, perfidi!) e mi aspetta con i pollici alzati senza lasciar intuire nulla a nessuno con un sorriso da orecchio ad orecchio certo del buon esito!

martedì 26 aprile 2011

ogni cittá ha il suo panificio

Perché quando vado all'estero, in vacanza molto low cost, perché soldi non ce ne sono mai, allora prenoto il volo 5 mesi prima,. l'albergo 3 mesi prima e il resto lo metto da parte come le formichine, si deve mangiare risparmiando, giusto il mini9mo per gustare qualche specialitá del posto, e per poter andare la sera a letto sazi e senza sognare cassate e panini con le panelle. A Parigi fu una tragedia. Nemmeno una insipidissima crepes andava sotto le 5€. Mi salvó la cena al Le train blue offerta dal Bruder, che praticamente costó quanto il viaggio A/R piú l'albergo. Le colazioni peró erano sempre buonissime e porchissime, interi e interi panetti di burro saranno serviti per fare quei meravigliosi croissant che divoravo a colazione, e qui non c'era prezzo che tenesse. A Londra, che devo dire in confronto a 5 anni fa, mi parse meno cara (santo euro proteggici tu) la mia ancora di salvezza era Pret a Manger, che poi quando ci lavoravo 10 anni fa meglio non pensare ai quanto tempo sia passato) lo detestavo, detestavo sentire odore di salmone e uova alle 6 di mattina, detestavo tornare a casa che puzzavo di maionese e tacchino, e invece adesso lo adoro. Adoro ogni suo sandwich e ogni suo jogurth, ogni brownie e succo d'arancia. Con pochi pounds ci facevo ottimi pranzi lo scorso anno. Ma a Copenhagen non sari mai potuta sopravvivere senza lagkaghuset, il miglior panificio che abbia mai visto. E non mi dite che i panifici al sud Italia sono favolosi, perché non avete idea di cosa sia questo. E lo so che il pane crucco é buono, ma si panifica quasi sempre a livello industriale e i prodotti non sono freschissimi, il Pane della settimana, si chiama cosí, non perché in offerta in quella settimana, ma perché DURA una settimana, senza mai divenire duro, alla faccia del pangrattato.
Dire che Copenhagen sia cara, non sarebbe abbastanza. Una birra costa in media 7€, quella piccola, un Kepab 8, contro i 2,50 di Berlino. Non c'è da meravigliarsi se poi per strada si incontrano cartoni di Domino's pizza e lattina di birra (paese che vai, barboni che trovi, qui raccolgono il pfand del vetro, lí l'alluminio delle lattine). Una margherita costa circa 15€, un pasto di una sola portata con una birra (piccola) circa 35 €, che poi grazie che Berlino é una delle mete piú ambite, é molto economica rispetto a qualsiasi capitale europea.
Insomma il panifico dal nome impronunciabile, é pieno di ogni leccornia. Dal dolce al salato, persino pizzette e rolló col wurstel (e solo i terroni possono capirmi), ma anche di croissant ripiani di cioccolato, rabarbaro etc...Mi ha salvato la vita.
Mi mancheranno le sue vetrine piene zeppe di dolci e filoni di pane. Come souvenir della cittá mon ho portato una sirenetta (con le gambe, ha le gambe giuro), non un elmo da vichingo, ma  una pagnotta e un filone. Ora mi é venuta fame.

mercoledì 20 aprile 2011

non ho l'etá

Passata la soglia dei trenta, ormai prossima ai 40 (come diceva Sally, tra poco avró 40 anni, tra 9 anni, e per una donna é un vicolo cieco, ma non ci pensiamo che é meglio) iniziano i primi acciacchi. Non dico capelli bianchi, perché ancora non se ne vedono, e se ci fossero sarebbero fili biondi oro tra quelli castani, ma dolori alle ginocchia ogni tanto e mal di schiena si fanno notare.
Stamane l'ultimo piatto da tirare fuori dalla lavastoviglie per essere riposto nello stipetto in alto é stato fatale, la schiena ha fatto cric e sono rimasta piegata in due.
Con il culo a papera sono arrivata dall'ortopedico il quale ha dato la colpa del mio malore alla mancaza di attivitá fisica. Insomma sotto la massa di lardo, i muscoletti sono pochini e con la loro minima massa non riescono a tenermi su. La cura é quindi. attivitá fisica. Devo scegliere tra: pilates, yoga o attrezzi per rafforzare la muscolatura di schiena e speck. Non so cosa sia piú noioso dei tre, di sicuro avrei difficoltá all'inizio a seguire i primi due in crucco. Mentre riflettevo sul da farsi il medico mi propone intanto uno spritze, si grazie con due olive e qualche chips. E tira fuori una siringa. Porc! Spritze in crucco é iniezione, e non credo che dentro la fiala vi sia aperol. Chiappetta al vento e la prima Spritze crucca della mia vita é andata. Cammino ancora col culo a papera, ma ho buone speranze di arrivare in posizione eretta a Pasqua

martedì 19 aprile 2011

Nachbaren

A Lipsia avevo la vecchietta dirimpettaia sempre gentile e che faceva gli occhi dolci a mio padre. La persona che invece abitava proprio nel loculo al lato mi portava le ciliegie appena colte e mi deliziava OGNI GIORNO con musica country a tutto volume, se avevo poi la fortuna di incontrarlo per strada, mi chiedeva pure se avevo gradito l'omaggio musicale.
Anni e una cittá dopo, dei miei vicini conosco il dirimpettaio col quale ci scambiamo pacchi. Non ci facciamo regali, solo che a volte il postino lascia i pacchi per lui a me e viceversa. Non conosco, l'avró visto si e no 2 volte, la persona che mi abita a fianco. In realtá credo che si tratti di una giovanissima coppia, ma lei si sente e vede raramente. Lui sará un giovane fancazzista Hartz IV che quando fa la spesa porta il carrello fino sopra al primo piano. È un genio: fa la spesa da Aldi o Plus, dove vanno di solito i crucchi DOC, arriva fin qui con la spesa, attraversa il cortile, e con il carrello (non quello piccolo, quello grande con le rotelle dove da piccola mi ci infilavo dentro per farmi trasportare, sale le scale e lo porta fin dentro l'appartamento. Se passate dalla parti di Schöneweide e vedete un carrello posteggiato fuori l'ingresso di un palazzo con le torri, allora sappiate che é dove abito io, e che il carrello é del mio vicino.
Ma la cosa piú carina che fa é, come il vicino Lipsiano, di mettere la musica a palla, stavolta non country, quindi non da far scoppiare il cervello stile Mars Attack, ma punz punz, termine col quale io definisco tutta la musica ben poco armonica e melodica, quella che si, ti fa scoppiare la testa. L'orario prediletto per allietarci con questo genere di musica varia dell 8 di mattina, alle 15 del sabato pomeriggio, quando io mi dedico alla pennichella finesettimanale. Prima della trance musicale delle 8, giá alle 6:30- 7 di mattina si diletta invece in altro. All'inizio pensavo fosse una stravagante sveglia, poi invece ho capito che a svegliarmi non era altro che lo sparo di un gioco elettronico. Piiiiiiiiù piiiiiiiiiiú é il suono col qule mi sveglio e non si tratta di un dolce uccellino ma dello sparo assordante di una pistola laser.
Degli altri vicini non so dire molto, mai visti, ma so che esistono. Ogni tanto ne vado qualcuno nel cortile, ergo penso abiti qui, ma non salutano mai. All'inizio del mio soggiorno qui c'era il bimbo dell'ultimo piano che la mattina, quando andava all'asilo e al suo ritorno contava le scale. Ora mi sa che ha imparata fin troppo bene i numeri e non ha bisogno di ripassarli. L'ubriacona del piano di sopra é sempre molto gentile, anche se il suo cane temo preferirebbe vivere qui, dato che si intrufola spesso.
Assurdo come in un piccolo condominio conosca cosí poche persone e come invece in uno stabile di 3 edifici di 9 piani l'uno, conoscessi e parlassi con molte piú persone. Forse dipende dalla presenza dell'ascensore in quest'ultimo. In otto piani da fare dovevo pur fare attenzione ai visi dei miei vicini. Qui nelle sole rampe di un piano posso solo sentire punz punz provenire dal mio vicino

mercoledì 13 aprile 2011

Zum Geburstag (trotzdem) viel Glück

L'avevo volontariamente rimosso. Con l'approssimarsi del mio compleanno, avevo deciso di rimuovere tutto che c'è di affine, solo per allontanarlo, per poi ritrovarmi a sentirmi fare gli auguri senza piú sapere perché. Giusto per non arrovellarmici troppo, sul fatto che il tempo passa. Oggi peró ci ha pensato qualcos'altro a farmelo ricordare.
Oggi é il Suo compleanno. Solo due giorni piú grande di me. I nostri erano tre giorni di festa, che iniziava col suo e terminava col mio, o forse é cosí che lo voglio ricordare, forse in realtá non abbiamo mai festeggiato molto, non so. L'ho rivista dopo circa 4 anni lo scorso Natale. Sono stata fredda, finta e distaccata. Sono stata vigliacca. Avrei dovuto invece dirle che non va poi cosí bene, che mi manca, che penso spesso a lei, che mi senti sola e non faccio che pensare alle nostre serate, alle nostre uscite, gli esami sostenuti insieme, un sacco di cose fatte insieme. E mi manca TUTTO. Per vigliaccheria e orgoglio non ho voluto dirle quanto mi ha ferito, quanto mi sono sentita allentare sempre piú la presa, mi sono sentita sempre piú alla deriva, sempre piú lontana, da non riuscire a scorgermi nemmeno col binocolo, troppo lontana. nel tempo e nello spazio.
Forse sono solo io che sono cambiata, forse non ho lottato abbastanza per stare piú vicino, forse avrei solo dovuto dire almeno una volta che stavo e sto male e che avrei voluto averla accanto, avrei dovuto urlare di dolore per farle capire il male che lei mi aveva fatto. Avrei dovuto e non l'ho fatto per paura di ferirla, cosí invece  ho sofferto solo io.
Chissá poi se per lei era cosí importante, mi piace credere che si, che lo é stato.

Nonostante tutto, buon compleanno Dani

martedì 5 aprile 2011

allo zoo

Mi chiedevo perché nei paesi anglosassoni, in Germania e nei paesi di lingua spagnola siano le zebre e non i pedoni ad attraversare le strade...

specchio per allodole

Che poi viene da dire "te l'avevo detto", ma non sarebbe corretto da fare, non sarebbe carino mettere il dito nella piaga, spingere ancora piú a fondo la lama dl pugnale che hai giá conficcato dentro al cuore, per cui eviti.
Peró io l'ho sempre detto. Che poi fa un po' male pure a me, ogni tanto, l'avere ragione.
E mi dispiace sul serio leggere di uno dei tanti che "non ce l'ha fatta" e lo dice urlando, con tutto l'odio che ha in corpo. Sono in tanti a non farcela, ma in molti si adattano, si adeguano alla sopravvivenza e tacciono.
Berlino é uno specchio per le allodole, e fin quando se ne continuerá a parlare bene e sempre e solo in maniera entusiastica, ci saranno sempre piú persone deluse, ferite. Proprio oggi sfogliavo l'ultimo numero di Meridiani, che ovviamente tesseva le lodi di questa cittá poliedrica, dai mille volti e dalle vaste potenzialitá. Vi erano addirittura pagine dedicati agli italiani che qui si sono realizzati, senza dare voce a chi non ce l'ha fatta. Avrei voluto che dedicassero uno spazio a questo ragazzo di cui ho sentito l'urlo di rabbia disperata, avrei voluto che chiedessero al mio caro amico che andrá via a giugno, dopo 4 anni di sopravvivenza qui. Perché "sopravvivere" puó andar bene all'inizio, ma ad un certo punto non basta píú.
Molte allodole si lasciano catturare da questa cittá, illudendosi di trovare una vita, un lavoro con le scarse o nulle conoscenze del tedesco. Mi chiedo quanti stranieri lavorano in Italia non parlando una parola di italiano.
Gli affitti sono molto piú bassi in paragone alle grandi cittá italiane, ma trovare una casa non é cosí semplice. Bisogna infatti dimostrare di avere un reddito fisso e se si é appena arrivati, é cosa molto ardua.
Fatemi un favore, giusto per evitare il "te l'avevo detto", prima di fare un biglietto di sola andata, cercate le statistiche e le percentuali inerenti la disoccupazione a Berlino e in Germania in generale, fate un paragone; fatevi un bel corso di tedesco; leggete eventuali annunci di lavoro (se ne trovate) per vedere quanta offerta c'é e datevi una scadenza, mettete sul vostro biglietto una data per il ritorno. Se va bene, potrete sempre spostare quella data.
Io sono tra le tante allodole che é caduta nella trappola. Sopravvivo come molti, qui. Non mi basta, eccome se non basta. E a me non l'aveva detto nessuno

domenica 3 aprile 2011

Goerdelerring

Dall'ultima volta che ci sono passata é cambiato tanto. Questo angolo, anzi, questo arco del ring che circonda il centro di Lipsia é mutato col passare degli eventi. Oggi del palazzo che diede i natali a Wagner e che fu uno dei tanti orrendi edifici della Karstadt, non so perché ha sempre edifici terrificanti all'est, rimane sono una parete esterna, lasciata li in posizione eretta, scarnificata e segnata dal tempo e dallo smog, come se fosse un monito: Il ring cambia, ma qualcosa rimane. Hanno iniziato abbandonando i tre edifici, e sventrandoli del loro contenuto. Hanno poi ricoperto le facciate de tre in occasione dei mondiali del 2006 di tele enormi dei colori e disegni sgargianti dello stesso artista lipsiano che ha dipinto il Marriot. Finiti i mondiali a cadute le tele, hanno abbattuto gli edifici lentamente, uno per uno, mattone per mattone, smotando questo edifici LEGO della DDR, come un bambino che non trova piú attraente un gioco da lui costruito e lo smonta per rifarne uno piú bello. Nascerá un centro commerciale nuovo, quasi di fronte a quello che esiste giá della stazione centrale. La Karstadt invece, quella dove nacque Wagner, ha iniziato dapprima con le svendite, svuotando piani e reparti prima di merce e poi di personale. Per poco tempo é stata galleria d'arte, poi hanno iniziato a togliere le lastre d'acciaio che ricoprivano l'edificio. Oggi é rimasta quell'unica parete, di un edifcio antico, che doveva essere bello, elegante, imponente, cosí me lo immagino, e cosí si puó vedere in qualche foto antica della cittá.
Sotto la Karstadt ci passavo tutte le notti. Verso le 00:30 arrivavo da Nonnenstraße con il tram 1, poi dovevo cambiare a Goerdellering per il tram 12 o 4. Scendevo dal tram, scavalcavo le sbarre per passare da un binario all'altro e aspettavo il mio tram, che non sarebbe passato prima di un quarto d'ora. A volte il tram arrivava qualche minuto prima, in inverno con i vetri appannati, era una salvezza. In estate invece era bello guardarsi intorno, vedere la cittá ancora accesa, i ragazzi che aspettano il tram reduci da una festa (si fanno piú feste in estate?), i barboni che cercano qualche centesimo rovistando tra i rifiuti nella speranza di qualche bottiglia vuota, le biciclette passare con la gonne svolazzanti e i pantaloni arrotolati.
Di questa immagine non rimane che una parete e la fermata dei tram, sempre gli stessi anche questi ultimi, blu e gialli, come i colori della cittá. Nemmeno ci  io sono piú  ad aspettare il tram notturno che mi porta a casa. Non ci sono piú